I link di tipologia nofollow non sono nulla di nuovo. Esistono infatti da 14 anni.
Se sei interessato alle performance del tuo sito all’interno dei motori di ricerca, capire quando usare e quando non usare i link nofollow non è solamente importante—è cruciale.
In questa guida ti spiego come i link nofollow sono nati, come possono aiutarti nella SEO, e come utilizzarli nel modo giusto può proteggere il tuo sito da una penalizzazione Google.
Prima però, partiamo dalle basi.
Cosa sono i link Nofollow?
I link nofollow sono collegamenti ipertestuali che possiedono l’attributo rel
con il valore impostato su “nofollow.”
Questi link non influenzano il posizionamento nei motori di ricerca dell’URL di destinazione, in quanto Google non trasferisce PageRank attraverso tali link.A dirla tutta, Google non esegue nemmeno il crawling su questa tipologia di link.
Lettura consigliata: Il PageRank di Google NON è morto: ecco perché è ancora importante
Link Nofollow vs Follow
All’occhio di un utente inesperto, i link follow e quelli no follow appaiono assolutamente identici.
Il testo blu in questa frase è un link follow. Il testo blu in questa frase è un link nofollow. La differenza fra i due è visibile solamente quando si analizza il codice HTML.
Follow:
<a href="https://ahrefs.com">blue text</a>
Nofollow:
<a href="https://ahrefs.com" rel="nofollow">blue text</a>
L’HTML è identico, fatta eccezione per il tag rel=”nofollow”.
È possibile mettere in nofollow tutti i link di una pagina utilizzando il tag all’interno dell’header della stessa. Il tag rel=”nofollow” è però più utilizzano, in quanto consente di mettere in nofollow solo alcuni link della pagina, lasciando il resto in follow.
Ma perchè dovresti fare una cosa del genere ai tuoi link? Facciamo una breve lezione di storia.
La storia dietro il rel=”nofollow”
Google ha introdotto il tag nofollow nel 2005 per combattere lo spam dei commenti.
Se sei un blogger (o un lettore), sarai probabilmente a conoscenza del fastidioso fenomeno per cui alcune persone cercano di migliorare il posizionamento dei propri siti inserendo link nei commenti degli altri blog accompagnati da testi come “Visita il sito per sconti sui prodotti da farmacia”. Questo si chiama “comment spam”, e dato che non piace nemmeno a noi, abbiamo testato un tag per bloccarlo. D’ora in poi, quando Google vede questo attributo (rel=“nofollow”) all’interno dei collegamenti ipertestuali, farà in modo di non dare nessun credito ai siti linkati in termini di posizionamento nei motori di ricerca. Questo voto negativo non vale chiaramente per il sito che ha ricevuto il commento; è solo un modo per assicurarsi che gli spammer non ottengano benefici dall’abuso di link nei commenti, trackbacks e liste di link.
Poco dopo, anche Yahoo, Bing, e altri motori di ricerca hanno annunciato il loro impegno verso il rispetto del tag nofollow.
Oggigiorno WordPress aggiunge il tag nofollow ai link in maniera automatica, così come molti altri CMS. Anche se non hai mai sentito parlare di link nofollow prima d’ora, puoi dormire sonni tranquilli: i commenti spam sul tuo blog non ricevono, con molta probabilità, nessun beneficio sotto il punto di vista della SEO.
Se sei però preoccupato che i link nei commenti del tuo sito non siano di tipo nofollow, ecco come controllare:
- Trova il commento
- Clicca sul link con il tasto destro
- Seleziona “Ispeziona”
- Dai uno sguardo al codice HTML evidenziato
Se noti la presenza del tag nofollow, è nofollow, in caso contrario è invece di tipo follow.
Non ti senti a tuo agio con il codice HTML? Installa l’estensione Chrome nofollow che evidenzia i link nofollow automaticamente mentre navighi il web.
Tutto chiaro fino a qui? Okay, torniamo alla nostra lezione di storia.
2009: Google combatte le manipolazioni di Pagerank
Il Pagerank viene distribuito in un sito attraverso i link interni (i link che da una pagina puntano ad un’altra sullo stesso sito).
Ad esempio, parte del PageRank di questo articolo viene distribuito ad altre pagine del nostro sito attraverso dei collegamenti ipertestuali come questo. In linea di massima, più PageRank significa migliori posizionamenti. Gary Illyses ha confermato questo circa un anno fa.
DYK that after 18 years we’re still using PageRank (and 100s of other signals) in ranking?
Wanna know how it works?https://t.co/CfOlxGauGF pic.twitter.com/3YJeNbXLml
— Gary “鯨理” Illyes (@methode) 9 February 2017
Il PageRank viene però trasferito solamente attraverso i link follow e non quelli nofollow.
In realtà è sempre stato così, ma il modo in cui il PageRank viene distribuito fra i link follow è cambiato nel corso degli ultimi anni.
Prima del 2009, funzionava così:
Se ad esempio avessi avuto tre link su una pagina ed uno di questi era nofollow, il PageRank totale veniva diviso solamente fra i due link follow.
Sfortunatamente, molte persone hanno iniziato ad approfittare di questo manipolando il PageRank in modo da migliorare il proprio posizionamento.
Per dirla in un altro modo, mettevano in nofollow i link verso le pagine meno importanti al fine di trasferire il maggior ammonto possibile di PageRank verso le pagine che “portavano soldi”.
Google ha quindi annunciato dei cambiamenti per dire basta a questa pratica nel 2009:
Quindi, cosa succede quando hai una pagina con “dieci punti di PageRank” e dieci link in uscita, cinque dei quali sono nofollow? […] Inizialmente i cinque link senza il nofollow avrebbero ricevuto due punti di PageRank a testa […] Più di un anno fa, Google ha cambiato il modo in cui il PageRank viene distribuito, in modo che anche i link con il nofollow ricevano un punto di Pagerank ciascuno.
Ecco un’illustrazione che mostra il prima ed il dopo:
Il PageRank è un argomento estremamente complesso e spinoso. Sono circa dieci anni che Google ha apportato questi cambiamenti.. Nonostante non abbiano annunciato pubblicamente altri aggiornamenti sotto questo punto di vista, è molto probabile che ce ne siano stati comunque.
Anche se la manipolazione del PageRank non è più possibile, aggiungere il “nofollow” ad alcuni link interni può aiutare a migliorare la prioritizzazione per il crawl, proprio perchè, come abbiamo detto prima, i link “nofollow” non vengono crawlati da Google.
I motori di ricerca non possono loggarsi o registrati come membri del tuo forum, di conseguenza non ha senso invitare Googlebot a seguire link come “Registrati” o “Effettua il login”. Utilizzare il nofollow su questa tipologia di link aiuta Googlebot a dare precedenza di crawling alle pagine che preferiresti vedere indicizzate.
Questo è però un argomento avanzato, non lo approfondirò quindi in questa guida.
Lettura consigliata: Crawl budget e SEO: la guida definitiva
2013 in poi: Google combatte i link a pagamento
Google classifica l’acquisto o la vendita di link che passano PageRank come una violazione delle loro linee guida per i Webmaster.
Come tale, tutti i link a pagamento dovrebbero essere nofollow.
Questo era il caso anche prima del 2013.
Da quello che vedo però, sembra che Google sia sempre più preoccupato degli effetti che i link a pagamento non dichiarati hanno sull’algoritmo.
Matt Cutts ha svelato il motivo dietro la richiesta di evidenziare tramite nofollow i link a pagamento in questo video del 2013:
https://www.youtube.com/watch?v=1SmlsfSqmOw
Per farla breve, Google vuole dare credito ai link guadagnati, non quelli pagati.
Le persone trattano i link come una sorta di voto editoriale. Linkano qualcosa perché quel contenuto li appassiona. È un contenuto interessante. O uno che vorrebbero condividere con i loro amici. Esiste un motivo per il quale vogliamo dare credito a quel particolare link.
Il problema è che i link a pagamento non mostrano differenze con quelli che sono invece meritati e guadagnati spontaneamente. Pensa ad esempio ad un link inserito in una recensione fatta dietro compenso o una fatta in maniera naturale.
A livello visivo, i link appaiono identifici. Questo è il motivo per il quale deve esserci un modo per dire a Google che uno dei due è stato pagato.
Pensala in questo modo: ci sono due modi per prendere un Oscar:
Opzione #1: Vivi per recitare, affina le tue capacità e lavora duramente per anni ed anni.
Opzione #2: Acquistane 6 su Amazon per $8.97…
Il tag nofollow (sui link a pagamento) è per Google quello che il prezzo dei 6 Oscar presi su Amazon rappresenta: un forte segnale che non hai ottenuto qualcosa in modo legittimo, e quindi non dovresti ricevere credito.
I link nofollow aiutano nella SEO?
Facciamo un veloce riassunto di cosa Google dice a riguardo di come i link nofollow vengono trattati:
Google non passa PageRank o valore all’anchor di questa tipologia di link.
Fin qui tutto chiaro, finché non si legge poi l’affermazione successiva:
In linea di massima, non li crawliamo. Questo significa che Google non passa PageRank o valore all’anchor di questa tipologia di link.
In linea di massima, è un’affermazione piuttosto vaga, la quale implica che in certi casi i link nofollow vengono trattati come follow.
Quali siano questi casi, nessuno lo sa.
Alcuni credono che i link nofollow trasferiscano comunque una parte di PageRank. Altri credono che Google passi del PageRank solamente ad alcuni link nofollow. Altri (🙋♂️) credono che le persona interpretino eccessivamente alla lettera una frase parte di un testo che non è stato aggiornato nel corso degli ultimi sette anni.
All’inizio di quest’anno abbiamo studiato circa 44,589 SERP per trovare eventuali correlazioni fra i posizionamenti all’interno di Google ed i vari attributi dei backlink che i siti ricevono—uno dei quali era proprio il numero di link di tipologia follow.
Ecco cosa abbiamo scoperto:
La correlazione in relazione al numero di backlink di tipo “follow” è leggermente più debole rispetto al numero totale di backlink.
Ecco cosa dice Tim a riguardo:
Questo potrebbe significare che Google attribuisce maggior valore ai link nofollow da pagine forti rispetto a backlink follow da pagine deboli. #whoknows
Prendi questi dati con le pinze. Lo scopo principale di questo studio non era quello di analizzare l’impatto dei link follow e nofollow, di conseguenza non abbiamo messo troppo impegno nell’isolare questo fattore.
Anche se dovessimo concludere che i link nofollow non hanno un impatto diretto sulla SEO, possono comunque avere un impatto in modo indiretto, perché:
1. Aiutano a diversificare il proprio profilo backlink
I profili backlink naturali sono variegati.
Alcuni link sono follow e altri nofollow. Questo è inevitabile, in quanto alcune persone ti linkeranno con l’attributo nofollow… non importa quanto tu non lo voglia.
Non solo, ma la maggior parte dei link che ottieni da questi posti sono proprio nofollow:
- Social network (Facebook, Twitter, YouTube, etc.)
- Forum (Reddit, Quora, etc.)
- Press releases
- Guestbook (hello, 1998!)
- Wikipedia (indizio: chiunque può editare una pagina Wikipedia)
- Pingbacks
- Directory
Per farla breve, se un sito riceve solo link di tipologia follow o una cospicua percentuale sono solo di questo tipo, questo potrebbe essere un segnale di pratiche losche dietro le quinte.
Per verificare il rapporto fra link follow e nofollow di qualsiasi sito o pagina, puoi utilizzare il report Overview all’interno del Site Explorer di Ahrefs.
Site Explorer > inserisci qualsiasi dominio, URL, o sottocartella > Overview
Sembra che l’85% dei link verso il blog di Ahrefs siano di tipo follow.
Bene o male? Finché è presente della diversificazione, nessun problema.
Quello che non vuoi vedere è un 100% di link follow, o qualsiasi numero vicino a questa percentuale, in quanto sarebbe un forte segno di manipolazione. Per quella che è la mia esperienza, posso dire che avere fra il 60–90% di link follow è normale—ma non si tratta certo di un dato definitivo. Se senti odore di marcio, indaga più a fondo.
2. Portano traffico, ed il traffico porta link follow
I link non sono solamente utili ai fini della SEO. Possono portare infatti traffico di referral.
Questo è il motivo per cui siamo particolarmente attivi su Quora.
Se non hai mai sentito parlare di Quora prima, si tratta di un sito di Domande e Risposte dove chiunque può rispondere alle richieste che le persone postano. All’interno delle risposte, Quora consente di linkare risorse utili e rilevanti.
Ecco una recente risposta postata dal nostro Marketing Manager, Rebekah Bek , nella quale è stato inserito un link verso il Blog di Ahrefs.
Link al blog di Ahrefs
Sfortunatamente, tutti i link provenienti da Quora sono nofollow, e quindi non hanno un impatto diretto a livello SEO.
Tuttavia ecco il fatto più interessante:
Analizzando il report chiamato Backlink all’interno del Site Explorer di Ahrefs inserendo ahrefs.com come indirizzo, filtrando poi per link di tipo “follow”, ecco uno dei tanti backlink che possiamo vedere:
Ora diamo uno sguardo alla pagina referrer (la pagina da dove proviene il link):
L’unico motivo per cui abbiamo ottenuto questo link di tipo follow, è perchè l’autore dell’articolo ha trovato la risposta di Rebekah su Quora. In altre parole, il link nofollow ha indirettamente contribuito a farci ricevere un altro link di tipo follow.
Ricordati quindi che per far sì che qualcuno ti linki, ci sono tre cose che devono accadere, in quest’ordine:
- Le persone devono vedere il tuo contenuto
- Ne devono apprezzare la lettura
- Vogliono raccomandarlo ad altri (attraverso il link)
Dato che i link nofollow possono aiutare con il primo punto, fanno spesso da catalizzatore per tutto ciò che può accadere successivamente.
3. Possono proteggerti dalle penalizzazioni Google
Talvolta possono esserci dei motivi legittimi che ci portano a pagare per i link.
Se un determinato sito ottiene una tonnellata di traffico, acquistare un post sponsorizzato da quel sito può avere senso. E se stai pagando profumatamente, vorrai probabilmente includere un link in modo che le persone possano trovare facilmente il tuo sito.
Il problema? Google ha chiarito che i link follow a pagamento vanno contro le linee guida per i Webmaster.
La community SEO è infatti divisa in due grandi schieramenti:
- Quelli che credono che Google sia in grado di identificare i link a pagamento in maniera automatica tramite il proprio algoritmo
- Quelli che credono che Google non sia in grado di identificare i link a pagamento in maniera automatica tramite il proprio algoritmo
Chi fra i due gruppi abbia ragione è un discorso per un altro giorno.
Per ora, facciamo finta che il gruppo #2 abbia ragione, e Google faccia fatica e identificare i link a pagamento. Questo significherebbe che acquistare e vendere link è sicuro, giusto? Fermiamoci un attimo.
Google ha un tool che permette a chiunque di segnalare siti che vendono o acquistano link:
Per farla breve: probabilmente non è di Google che dovresti aver paura—ma dei tuoi competitor.
Pensa a questo: se un competitor nota che sei posizionano bene per un parola chiave importante anche alla loro strategia, potrebbero utilizzare un tool come il Site Explorer di Ahrefs per analizzare i tuoi backlinks e scoprire solamente link di tipo follow come questo:
Per quale motivo non dovrebbero segnalarti?
Questo potrebbe portare il webspam team di Google ad analizzare il tuo sito, scoprire i link a pagamento e assegnarti una penalizzazione manuale: un competitor in meno con cui scontrarsi.
Che ci porta quindi a:
Come fare un audit del tuo sito alla ricerca di problemi legati a link nofollow
Avere link di tipo follow che violano le Linee Guida per i Webmaster di Google è rischioso.
Lo stesso è vero per link che partono dal tuo sito verso altri e che dovrebbero essere nofollow.
Questo non è solo per evitare l’ira di Google (ovvero le penalizzazioni). Alcuni link interni infatti, potrebbero dover essere messi in nofollow per evitare che vanifichino i tuoi sforzi SEO.
Quella che segue è una veloce audit per aiutarti ad identificare ed eliminare questo tipo di problemi.
1. Cerca i link di tipo follow con anchor che contengono molte parole chiave
Le persone raramente linkano al tuo sito utilizzando un anchor di tipo exact-match, motivo per il quale i link di tipo follow con un anchor del genere possono essere un segnale di manipolazione.
Per trovarli, puoi usare il Site Explorer di Ahrefs.
Site Explorer > inserisci il tuo dominio > Anchors > filtro dofollow
Qui puoi notare come la maggior parte degli anchor text siano branded o generici (li abbiamo sfocati per motivazioni legate alla privacy), ma ci sono circa diciannove domini che linkano al sito con la frase “payday loans” (un tipo di prestito) come anchor.
Se clicchiamo sulla freccetta, e poi su Referring domains, possiamo vedere quali sono questi siti.
Successivamente, se clicchiamo nuovamente sulla freccetta, possiamo vedere il contesto nel quale appaiono questi link su ognuno di questi siti.
Ecco alcune linee guida su come attivarsi in relazione alle diverse tipologie di link che puoi trovare qui:
- Link acquistati su siti di bassa qualità. Chiedi che il link venga rimosso (preferibilmente) o messo in nofollow. Utilizza il disavow a livello di pagina o dominio se necessario.
- Link nelle biografie dei guest post. Hai utilizzato degli anchor pieni di keywords all’interno delle tue informazioni biografiche nei guest post? Chiedi alla persona in carica della gestione del sito di sostituire l’anchor con uno di tipologia branded, o se preferisci mantenere le parole chiave chiedi di metterlo in nofollow.
- Link nei widget. Cambia in modo che il link diventi nofollow. Se qualcuno ha fatto utilizzo del tuo widget (alcuni possono essere condivisi), chiedi che venga cambiato il link su nofollow anche li.
- Link sitewide. Chiedi che vengano messi in nofollow o utilizza un anchor brand.
Tieni a mente che i link exact-match non sono sempre sinonimo di bassa qualità o link acquistati. Sono evenienze che talvolta possono accadere.
Questo è il motivo per il quale dovresti sempre investigare nel dettaglio i link prima di renderli nofollow o utilizzare il disavow.
Se sbagli questa procedura, potresti arrecare più danni che benefici.
Per i siti particolarmente grandi, possono esserci centinaia o migliaia di anchor differenti nel report Anchors di Ahrefs. Analizzarli tutti potrebbe richiedere parecchio tempo.
Quindi ecco un piccolo trucco che puoi utilizzare:
Prima di tutto, esporta tutta la lista di anchor di tipo follow.
Site Explorer > inserisci il tuo dominio > Anchors > aggiungi il filtro “dofollow” > Export > CSV
Poi copiali e incollali nel Keyword Explorer di Ahrefs in gruppi di massimo 10,000 alla volta.
Clicca “Search” per avviare il report e ordina poi i risultati dal più alto al più basso nella colonna CPC.
Dato che solitamente le anchor attorno a termini con un alto CPC sono quelle con più probabilità di essere spam, questo processo dovrebbe aiutarti a navigare fra i risultati più velocemente.
Cerca quindi i termini che secondo te hanno buone probabilità di essere spam all’interno del report Anchors nel site explorer di Ahrefs e analizzali a fondo.
2. Vai alla ricerca di link follow sponsorizzati
I link provenienti da post sponsorizzati dovrebbero sempre essere settati su nofollow.
Questo perchè se stai effettivamente pagando per il link, questo non dovrebbe passare PageRank.
Per trovare questa tipologia di link, cerca la parola “sponsorizzato” o “sponsor” all’interno del report Backlinks del tuo sito con il Site Explorer di Ahrefs.
Site Explorer > Backlinks > cerca “sponsorizzato” > filtra per “dofollow”
Contatta poi i vari siti e chiedi di settare il link su nofollow.
3. Cerca i link che partono dal tuo sito con anchor contenenti molte parole chiave
Sai che Forbes ha messo in nofollow tutti i suoi link in uscita nel 2017?
Questa azione è stata intrapresa dopo aver notato che alcuni dei writer vendevano link follow all’interno dei loro articoli. Dato che hanno moltissime persone che scrivono per loro, hanno deciso che fosse impossibile analizzare tutti link in uscita sul sito, ed hanno quindi impostato tutto su nofollow.
Perchè questo è rilevante?
Perchè se hai accettato guest post sul tuo sito, o hai dello user generated content (come ad esempio i commenti), potresti avere lo stesso problema.
Per scoprire se è anche il tuo caso, dai uno sguardo agli anchor dei link in uscita con il Site Explorer di Ahrefs.
Site Explorer > inserisci il tuo dominio > Outgoing links > Anchors > aggiungi il filtro “dofollow”
Analizza il report alla ricerca di parole e frasi che non ti aspetteresti di vedere sul tuo sito, e rimuovi o metti in nofollow qualsiasi link che ti sembra manipolativo (come i link pieni zeppi di parole chiave nelle bio dei guest post ecc…)
Il motivo per cui questo è importante, viene spiegato direttamente da Google:
Se non puoi o non vuoi “dare un voto” ai contenuti delle pagine che linki dal tuo sito—ad esempio commenti di cui non ti fidi e simili—dovresti mettere quei link in nofollow. Questo scoraggia gli spammer dal prendere di mira il tuo sito, oltre a bloccare il passaggio di PageRank verso siti non particolarmente buoni.
Utilizza il Pro Tip dal punto numero #1.
4. Vai alla ricerca di link follow in contenuti sponsorizzati sul tuo sito
Hai mai accettato contenuti sponsorizzati sul tuo sito? Se si, ti sei assicurato di mettere i link che partono da tali contenuti su nofollow?
Se non sei certo della risposta, vale la pena fare un check.
Per farlo, cerca su Google site:iltuosito.com "Contenuto sponsorizzato"
Ora apri i singoli risultati e identifica il link sponsorizzato.
Se hai installato l’estensione nofollow per Chrome, tutti i link di questa tipologia saranno evidenziati—come dovrebbe essere il caso di quelli sponsorizzati. Se non lo è, si tratta di un follow.
Per avere una conferma certa, guarda l’HTML. Clicca con il tasto destro sul link, poi su “Ispeziona” e cerca il tag rel=”nofollow”
.
Se il rel=”nofollow” non è presente, aggiungilo.
5. Cerca i link interni settati su nofollow
Nessun link interno dovrebbe essere nofollow, a meno che questi non puntino a pagine non importanti o che vuoi escludere dagli indici dei motori di ricerca, come abbiamo visto e detto prima.
Per cercare i link nofollow all’interno del tuo sito, utilizza il report Best by Links all’interno del Site Explorer di Ahrefs.
Site Explorer > inserisci il tuo dominio > Best by Links > cambia su Internal > ordina in base alla colonna chiamata “nofollow”
Se noti pagine con link interni nofollow, clicca sul numero relativo per vedere quali sono questi link ed analizzarli a fondo. Potrebbe essere logico che siano lì (ad esempio puntano ad una pagina di login).
Ad ogni modo, se non ci sono ragioni apparenti per cui quel link dovrebbe essere nofollow, rimuovi il relativo tag.
Questo è un esempio. Per qualche motivo abbiamo un link nofollow da un post del blog ad un altro.
Per un’analisi più granulare dei link interni in nofollow sul tuo sito, fai un nuovo crawl all’interno del Site Audit di Ahrefs.
Non solo questo fornisce i dati più aggiornati, ma ti notifica di eventuali problemi a livello di link interni ed esterni.
Impara come fare il setup del tuo primo crawl in questo video:
Conclusione
I link nofollow giocano un ruolo fondamentale nella SEO.
Spero che questa guida ti fornisca gli strumenti necessari per utilizzare i link nofollow a tuo favore… e non contro.
Prima di concludere ho un’osservazione—forse scontata—da fare: se fai link building attivamente sul tuo sito, ha sicuramente senso dare priorità a quelli di tipo follow. Questi sono quelli che passano PageRank e hanno un impatto diretto sulla SEO.
Nel Site Explorer, tutti i report dedicati ai backlink hanno l’opzione di essere filtrati su “dofollow” o “nofollow”.
Questo rende semplice stabilire una priorità quando stai ad esempio analizzando il profilo backlink del tuo competitor alla ricerca di link da replicare, o li stai costruendo con la tecnica dello “skyscraper”, o anche in altri contesti.
Domande? Lascia un commento o scrivimi su Twitter.
Tradotto da Matteo Ginnetti, Consulente Digital Marketing.